Corte di Cassazione: l’esercizio di competenza delle spese legali

14 gennaio 2022
Con Ordinanza n. 37360 del 29.11.2021, la Corte di Cassazione si è espressa sulla competenza dei costi professionali relativi a prestazioni legali, ribadendo che tali spese possono essere imputate a CE solo al momento della loro ultimazione, ossia nell’esercizio in cui interviene la pronuncia che conclude il singolo grado di giudizio. Secondo i giudici di legittimità, in particolare, le prestazioni professionali rese dagli avvocati costituiscono sicuramente prestazioni di servizio aventi carattere unitario e, pertanto, la relativa spesa non può essere imputata all’esercizio nel quale la prestazione è stata eseguita, ma a quello nel quale è stata ultimata, in ossequio al principio di competenza sancito dall’art. 109, c. 2, lett. b), TUIR. Peraltro, in caso di più gradi di giudizio, l’ultimazione coincide con l’emanazione della pronuncia che ha concluso il singolo grado. Ai fini della deducibilità delle spese legali, pertanto, occorre aver riguardo al momento in cui viene emessa la sentenza che rende il giudizio definitivo o, in alternativa, al momento nel quale si esaurisce l'incarico professionale, senza che assuma rilievo il momento in cui viene emessa la relativa fattura o effettuato il pagamento. Le fatture ricevute dal legale in pendenza di giudizio devono quindi essere allocate nello SP del bilancio di esercizio alla stregua di acconti, per essere poi imputate a CE nell'esercizio in cui è pronunciata la relativa sentenza. Il principio espresso dalla Corte di Cassazione non è tuttavia applicabile da parte dei contribuenti che adottano la contabilità semplificata per cassa, per i quali è prevista la concorrenza al reddito dei componenti positivi e negativi al momento della loro manifestazione numeraria.

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